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La campana “Non aver paura”, che ha preso il via alla fine di marzo per iniziativa di un gruppo di Organizzazioni non Governative, fra cui Amnesty International, consiste nella raccolta di firme in calce a un Manifesto che sottolinea come una società che si chiude sempre più in se stessa, che cede alla paura degli stranieri e delle differenze, è una società meno libera, meno democratica e senza futuro. Solo difendendo i diritti di chi ci sta accanto, chiunque esso sia, è possibile salvaguardare i diritti di tutti. Uniti da questa comune convinzione, i promotori hanno organizzato centinaia di iniziative di sensibilizzazione in tutta Italia.
Il gruppo 243, ha scelto anche questa campagna per la sua azione ed ha già raccolto centinaia di firme in calce al manifesto.
In occasione dei tavolini del gruppo è possibile sottoscrivere anche questo documento.
Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti from Strayorange on Vimeo.
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Prendere decisioni sulla propria salute, il proprio corpo, la propria sessualita' e la propria vita riproduttiva senza paura, coercizione, violenza o discriminazione è un diritto umano.
Tuttavia l'esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi in diversi paesi e' controllato da stato, operatori sanitari o dalla famiglia attraverso leggi e sanzioni penali.
Le violazioni dei diritti sessuali e riproduttivi si concretizzano in: mancato accesso alle informazioni sulla sessualita' e la riproduzione, ai relativi servizi sanitari relativi, e sulla contraccezione; impossibilita' di scegliere il proprio partner e se e quando avere figli; mutilazioni dei genitali femminili, gravidanze, sterilizzazioni, aborti e matrimoni forzati.
Di fronte a queste continue violazioni, abbiamo lanciato la campagna globale My body my rights, lavorando a contribuire alla modifica di leggi discriminatorie di alcuni paesi, facendo pressione diretta e indiretta sulle rispettive autorita', e portando l'attenzione sui temi della campagna.
Ogni persona deve poter fare scelte libere e informate circa la propria sessualita' e riproduzione senza discriminazione, violenze e intimidazioni.
Le richieste della campagna
I governi devono:
- smettere di usare il diritto penale per controllare la sessualita' delle persone e la riproduzione;
- garantire alle persone il potere di prendere le proprie decisioni sul proprio corpo e di vivere la propria vita senza interferenze da parte di altri;
- vietare ogni forma di discriminazione e di violenza;
- garantire servizi, educazione e informazione sulla salute sessuale e riproduttiva a costi sostenibili e di qualita'.
Il manifesto
Nonostante gli stati abbiano sottoscritto un importante accordo due decenni fa a Pechino, donne e le ragazze continuano a venire private dei loro diritti sessuali e riproduttivi.
Con il nostro manifesto, lanciamo un appello globale per chiedere ai governi di ogni parte del mondo di non controllare e criminalizzare le scelte e la sessualita' delle donne e delle ragazze.
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"Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti" (Dichiarazione universale dei diritti umani, articolo 5)
Il diritto a essere liberi dalla tortura e da altri trattamenti o punizioni crudeli, disumani e degradanti è tra i diritti umani più saldamente protetti dal diritto internazionale. Affermato nella Dichiarazione universale dei diritti umani, ribadito in strumenti internazionali - come il Patto internazionale per i diritti civili e politici - e regionali, il divieto di tortura viene sancito in una Convenzione ad hoc nel 1984: laConvenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti (Convenzione).
Il divieto di tortura è assoluto: questo significa che mai un pubblico ufficiale o una persona che agisca a titolo ufficiale può infliggere intenzionalmente dolore o sofferenze gravi a un'altra persona anche in situazioni di emergenza, quali una guerra, una catastrofe naturale o creata dall'uomo.
Nonostante l'obbligo per gli stati parte della Convenzione di considerare reato la tortura, indagare in modo approfondito e imparziale su qualsiasi denuncia e perseguire i responsabili, la tortura è ancora oggi molto diffusa; in alcuni di questi paesi è sistematica, in altri è un fenomeno isolato ed eccezionale.
Perchè la campagna "Stop alla tortura"?
A 30 anni dalla storica adozione della Convenzione, i governi hanno tradito l'impegno a porre fine a questa pratica che comporta la perdita definitiva dell'umanità, che è il segnale di una crisi collettiva fatta di barbarie, fallimenti e paura.
In questi tre decenni, i governi spesso hanno vietato la tortura per legge ma l'hanno permessa nella pratica. Hanno pestato, frustato, soffocato, semiannegato, stuprato, privato del sonno nel buio delle carceri e nelle stanze degli interrogatori; hanno colpito presunti criminali comuni, persone sospettate di costituire una minaccia alla sicurezza nazionale, dissidenti, rivali politici per estorcere loro confessioni, per punirli, intimorirli, per privarli della loro dignità.
Tra il 2009 e il 2014, Amnesty International ha registrato torture e altri maltrattamenti in 141 paesi ma, dato il contesto di segretezza nel quale la tortura viene praticata, è probabile che il numero effettivo sia più alto.Nel 2014, 79 paesi hanno praticato la tortura.
Questa campagna porta avanti un lavoro iniziato nel 1972 e che ha contribuito all'adozione, nel 1984, della Convenzione. Quest'anno, 30esimo anniversario della Convenzione, ci concentriamo su tutti i contesti di custodia statale di alcuni paesi in cui pensiamo di poter cambiare significativamente la situazione. In Italia lavoreremo per porre fine alla tortura in Messico,Uzbekistan e Marocco/Sahara Occidentale; a livello internazionale anche su Filippine e Nigeria.
La nostra campagna si rivolge anche all'Italia, affinche' sia introdotto nel codice penale il reato di tortura e si colmi pertanto il ritardo di oltre 25 anni trascorsi dalla ratifica della Convezione contro la tortura.
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LA CAMPAGNA GLOBALE PER LA PROTEZIONE DELLE PERSONE IN MOVIMENTO
In molti paesi le pressioni politiche portano rifugiati e migranti a intraprendere viaggi pericolosi da evitare,
dal momento che causano migliaia di morti. Bisogna far pressione sugli stati perchè prendano maggiormente sul
serio i loro obblighi di protezione e assistenza rispetto ai migranti: devono fornire loro percorsi sicuri e legali e
assicurare a chi ha subito violazioni dei propri diritti umani l'accesso alla giustizia e a forme di riparazione.
Nonostante 145 paesi abbiano ratificato la Convenzione ONU sui rifugiati molto pochi l'hanno applicata in
Medio Oriente, Asia meridionale e Sud-est asiatico. Il risultato è che molti rifugiati rimangono vulnerabili.
La campagna globale sarà costruita sul rilevante lavoro già esistente di AI per i rifugiati e sarà incentrata su due
aspetti: proteggere i migranti indipendentemente dal loro status e rendere più semplice rivendicare il diritto
d'asilo per le persone che ne hanno titolo. Il primo obiettivo sarà raggiunto lavorando in situazioni specifiche,
es. il traffico di esseri umani da Myanmar o Bangladesh verso il Sud-est asiatico via mare o la violenza contro i
migranti che dal Centro America vanno verso gli USA attraverso il Messico. Il secondo includerà un lavoro per
far aumentare il numero di ratifiche della Convenzione sui rifugiati e assicurare che un numero maggiore di
paesi abbia procedure eque ed efficienti per l'asilo. Anche per questa campagna buona parte dell'attività sarà
focalizzata su singoli paesi.
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LA CAMPAGNA GLOBALE SU DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI (HRD) E SPAZIO CIVICO
I difensori dei diritti umani sono sempre più presi di mira e attaccati con leggi nazionali restrittive e azioni statali
anche se il loro lavoro è fondamentale per costruire delle comunità rispettose dei diritti umani. Dal momento
che si avvicina il settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, nel 2018, questo è un
buon momento per proteggere, sostenere e rafforzare la legittimazione degli HRD. La campagna avrà due obiettivi
principali: creare forti meccanismi politici e giuridici per proteggere i difensori dei diritti umani in paesi strategici
e far crescere consapevolezza sul lavoro degli HRD, dandogli visibilità e legittimandolo.
Riguardo al primo obbiettivo, AI lavorerà per stabilire meccanismi di protezione nei paesi in cui non esistono,
per migliorare l'implementazione dei meccanismi esistenti, per fornire forme di riparazione efficaci quando gli
HRD siano vittime di violazioni dei diritti umani e per fermare e invertire la crescita di leggi e politiche restrittive
che reprimono ingiustamente e criminalizzano gli HRD. Riguardo al secondo obbiettivo, AI lavorerà per battere
le campagne denigratorie che solitamente mettono a rischio i difensori dei diritti umani; mobiliterà il sostegno
agli HRD a livello individuale e a gruppi di difensori attraverso attività pubbliche di campaigning, utilizzando
l'EDU per comunicare l'importanza degli HRD, appoggiando iniziative di rafforzamento di capacità a livello
individuale, raccontando le storie singole di HRD ai media a livello nazionale e internazionale per mostrare a un
pubblico più vasto il valore del loro lavoro e mettendo in grado gli HRD di difendersi più efficacemente. Molta
di questa attività verrà svolta concentrandosi su singoli paesi, come nelle campagne globali esistenti.